Medicina, una nuova variante del sesso umano: il Caso Roso

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Nel corso del 67° Congresso Internazionale dell’American Academy of Forensic Sciences, la più importante organizzazione per lo studio e la ricerca nell’ambito delle scienze forensi a livello mondiale, con oltre 8000 rappresentanti tra accademici e studiosi provenienti da tutto il mondo, tenutosi ad Orlando (FL) nello scorso mese di febbraio, i professori Annarita Franza e Vincenzo Lusa sono stati invitati a tenere un seminario a prenotazione obbligatoria che ha registrato il tutto esaurito, circa un inedito caso di scienza che identifica una variazione del sesso umano finora sconosciuta.

Questa straordinaria identificazione, avvenuta ad opera dei suindicati autori, è stata resa possibile dalla scoperta di un processo avvenuto per motivi di divorzio nella Firenze del XIX secolo.

La notizia è stata riportata da oltre 200 testate giornalistiche e televisive (ABC, NBC, CBS, FOX) in tutto il Nord America (Isole Hawaii comprese) ed in Asia.

Grazie alle ricerche condotte presso gli Archivi arcivescovili di Firenze e Fiesole, è stato possibile agli Autori riportare alla luce gli avvenimenti scientifici e le vite dei personaggi in questi coinvolti, fino ad oggi sepolti dall’inesorabile scorrere della Storia, ma che destarono la meraviglia e l’interesse della comunità scientifica del tempo fino ai primordi del Novecento.

Maria Rosa Fantini nasce ad Agna, un castello alle porte di Firenze, il 25 agosto 1764. Quarantenne, il 2 giugno 1804, sposa il contadino ventiquattrenne Dionisio Degli Innocenti della contrada fiesolana di Londa. Il 15 luglio 1805, dopo appena tredici mesi di matrimonio, Dionisio presenta un’istanza di separazione presso il vescovado di Fiesole, adducendo di aver contratto matrimonio con donna non virilpotente, ovvero incapace di generare prole ed adempiere a qualsivoglia dovere matrimoniale.

Il 10 gennaio 1806, dopo il deposito agli atti della perizia forense sul corpo di Maria Rosa condotta dal chirurgo fiorentino Luigi Giuntini (1764-1824), la validità del matrimonio è confermata.

A causa dello scandalo, Maria Rosa è costretta a lasciare la terra natia ed a trasferirsi in Firenze (1807), dove provvede al proprio sostentamento lavorando come filatrice e governante per la nobile famiglia francese Renard, nei pressi della Chiesa di Santo Spirito. Dopo ben undici anni di tale separazione, Dionisio presenta una nuova richiesta di divorzio presso la Curia fiorentina il 13 febbraio 1818.

Il caso è questa volta affidato a Vincenzo Chiarugi (1759-1820), il più importante anatomista del tempo e padre della psichiatria italiana, il quale provvede ad una rigorosa indagine anatomica coadiuvato da Vincenzo Michelacci, professore di Ostetricia e Ginecologia presso il fiorentino nosocomio di Santa Maria Nuova.

Sulla base delle rimarchevoli anomalie anatomiche riscontrate, Chiarugi conclude la propria relazione forense dubitando del sesso anatomico di Maria Rosa. A nulla vale l’appello da questa presentato in data 14 aprile 1818, il matrimonio sarà, infatti, sciolto il 13 maggio seguente.

Gli anni passano. Maria Rosa continua ad impiegare il cognome da coniugata, dichiarandosi vedova.

Arrestata per vagabondaggio la notte del 5 novembre 1837, viene condotta presso la Pia Casa di Lavoro Montedomini, dove soggiornerà fino alla notte del 9 febbraio 1839, giorno in cui, a causa di una perniciosa affezione catarrale, viene trasportata all’Arcispedale di Santa Maria Nuova.

Ricoverata presso la corsia femminile, qui viene riconosciuta dal chirurgo Giuseppe Chiarugi, figlio del sunnominato Vincenzo, come quell’individuo oggetto della famosa perizia forense del padre.

Trasferita in maniera coatta alla corsia maschile, Maria Rosa è affidata alle cure del medico Stanislao Petri, che la obbliga a cambiare nome dal femminile Rosa al maschile Roso. Sopraffatto dallo stato di dolore causato in Maria Rosa da quest’episodio, Petri decide di accludere alla cartella clinica della paziente una sua intervista, nella quale Maria Rosa si dichiara affranta ‘nel dover morire in mezzo alla confusione di sesso diverso’ ed aggiunge «il mio nome è Maria Rosa. Sono stata e sono una donna e mi meraviglio di come lor signori vogliano farmi morire qui, fra gli uomini».

Maria Rosa muore il 16 aprile 1839. Il suo cadavere, non reclamato, viene sepolto nell’ossario comune del cimitero di Trespiano (Fi). L’autopsia, condotta a poche ore dalla morte dallo stesso Petri, confermerà le anomalie anatomiche rilevate da Vincenzo Chiarugi nel 1818.

Durante il seminario, gli Autori hanno proposto una lettura morfologico-anatomica del caso Roso, fondata sulla comparazione anatomica tra Maria Rosa e le caratteristiche cliniche delle attuali Sindromi dello Sviluppo Sessuale. L’analisi ha quindi portato all’identificazione di una variazione di un sesso umano finora ignota che fa di Maria Rosa Fantini un caso unico al mondo.

Roma, 16 marzo 2015

Info: Prof. Vincenzo Lusa – viclusa@libero.it +39 335 7363081

Prof. Annarita Franza – annarita.franza@gmail.com + 39 347 85 97 541

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